Coronavirus e viaggi, un binomio con il quale, presto o tardi, dovremmo imparare a convivere. Quale sarà la faccia del turismo nell’epoca del Covid-19? Come cambieranno la socialità, la scelta dei luoghi e degli itinerari di vacanza o, più semplicemente, come cambieranno le nostre abitudini di fronte a una sfida a cui non eravamo neanche lontanamente preparati?
Gli operatori del settore stanno mettendo in campo tutte loro energie per trovare idee, approntare iniziative, escogitare strategie. In gioco c’è la salute di un comparto che vale, considerando l’indotto, il 14% del PIL del Bel Paese. La riuscita di questa sfida determinerà anche una futura fetta del benessere degli italiani, che dopo settimane di convivenza forzata con paura e solitudine, avranno bisogno di un periodo di riposo per la mente che sia realmente diverso dal vecchio, ormai superato, cliché di vacanza.
Perché ci sono un prima e un dopo Coronavirus in un tutti i campi del sociale, turismo compreso. Quasi nulla sarà più come prima, nonostante ancora non si riesca a immaginare in quale direzione si orienterà il cambiamento, e se questo, alla fine, porterà anche dei risvolti positivi al modo di concepire il turismo, la vacanza, il viaggio.
Non ci resta che aspettare, senza tuttavia farci trovare impreparati alle sfide del domani. Che si palesano in un attimo – lo ha dimostrato senza mezzi termini il coronavirus – riducendo il confine tra l’ipotetico e il reale a una sottile e fragile lastra di vetro. Restiamo ottimisti, cogliamo le opportunità che questa crisi senza precedenti ci ha regalato, reinventiamoci. Come operatori, come viaggiatori, come persone.